giovedì 14 febbraio 2013

La Noia

Dunque, come avrete notato dalla data del (pen)ultimo articolo, ho qualche difficoltà a ricominciare a scrivere.
E non è più un problema di tempo.
Ma di idee.
Ecco, questa è la cosa peggiore.
Uno scrittore senza idee è uno scrittore morto o, almeno, in coma. Io mi sto risvegliando dal mio coma letterario, perciò ho bisogno di un po’ di tempo affinché i miei ingranaggi, un tempo a regime, tornino ad ingranare.
Almeno spero!
Ho bisogno d’aiuto, così oggi mando un sms implorante all’amicasuomalgrado, colei che dall’alto della sua saggezza mi ha suggerito di scrivere un articolo a settimana, nonché una delle pochissime (due?) persone che mi legge:
“Che cazzo scrivo?”
Mi aspettavo un qualche improperio, dal momento che è a letto con 40°C di febbre, invece mi ha suggerito un tema molto bello.
La noia, appunto.
L’ho capito subito che la ragazza era di parte, ma io ho fatto comunque il suo gioco, perché mi ha ricordato un argomento a me caro.
La noia ed io non siamo mai andate molto d’accordo.
Fin da piccola ho sempre lavorato assiduamente per tenerla alla larga, ingolfando ogni giorno della mia vita di attività ed appuntamenti. Ma il nemico, che tanto vigorosamente combattevo, mi ha incastrata quando mi sono laureata, in quel periodo in cui ci si ritrova a far i conti con quella stanchezza e quel senso di precarietà, che solo una laurea sa lasciarti addosso. Mi imbattei per caso (?) in un bellissimo libro, che mi è parso subito azzeccato per affrontare il nemico con dignità e rispetto:
La filosofia della noia.
Che è un elogio della noia molto ben scritto e con numerosi, interessanti riferimenti bibliografici.
Da allora la noia, (intesa come l’otium latino), ed io abbiamo cominciato a fare amicizia. Peccato che, per la precisione e per ironia della sorte, io abbia iniziato a rincorrere disperatamente la noia e questa abbia iniziato continuamente a sfuggirmi.
Mi piacerebbe moltissimo avere più tempo da dedicare alla mia noia.
Amo la casa e la solitudine e trovo gratificante trascorrere del tempo in queste quattro mura, che con tanta passione ho scelto e personalizzato a mio gusto. Spendiamo molto tempo e denaro per trovare una casa che ci piace, in una zona adeguata, ad un prezzo sostenibile e poi ancora per arredarla e trasformarla in un’estensione di noi stessi… ma poi in questa casa ci finiamo solo per dormire, mangiare e lavarci.
Diciamocelo: è uno spreco.
A me piace persino pulirla la mia casa, adoro addirittura spolverare, perché così ho la scusa per toccare gli oggetti che ho scelto di portarmi dietro. Mi piace spolverare e riordinare soprattutto i libri. Non riesco davvero a stare a casa ed annoiarmi, nel senso comune del termine. Non sento il bisogno di uscire o di invitare amici. Non sempre almeno.
Mi piace stare seduta sul divano a gambe incrociate, o sul letto con la schiena appoggiata alla spalliera, o qui sul tavolo, come adesso, con il mio computer davanti.
E scrivere.
Oppure sul divano o nel letto a leggere o a guardare film.
Oppure a pensare a un ricordo, a una vacanza, a una persona.
Oppure filosofeggiare sul significato della mia vita, sulla Natura, su Dio.
Oppure stare affacciata al balcone, con un barattolo di gelato, a guardare i gatti e le persone che passano e ad immaginare le loro vite.
Oppure stare davanti allo specchio a ripetere la parte di un copione imparato a memoria, per tentare di trovare, al di là, il personaggio, dargli vita, caratterizzarlo.
E se avessi ancora più tempo mi rimetterei a studiare. Non a leggere, proprio a studiare.
A riprendere in mano tutti quei meravigliosi libri di Chimica che mi hanno accompagnata per anni, a studiare tutta la letteratura da Dante ai giorni nostri, a studiare la Biologia, che non ho mai approfondito come volevo, la Fisica, e molto altro ancora.
Proprio l’altro giorno parlavo con un laureando in Chimica e ad ascoltare i suoi racconti ho provato una nostalgia incredibile, non tanto del periodo in sé, ma dello studio, e mi sono ricordata che proprio la sera prima, mentre leggevo a letto, ho pensato che qualche anno fa ho comprato un libro sul Diritto dell’Ambiente che avevo iniziato a studiare, a sottolineare, ma che poi ho abbandonato per mancanza di tempo. E di energie.
Perché quel poco tempo e quelle energie residue alla fine di una giornata lavorativa è bene indirizzarli verso i nostri affetti, i nostri interessi, ma necessariamente bisogna fare delle scelte. E se non scegli e metti troppa carne al fuoco rischi un esaurimento nervoso.
Io pagherei davvero denaro, pur non avendone molto, per avere più tempo per stare a casa ad “annoiarmi”.
E ammiro chi invece ce l’ha.