sabato 21 maggio 2011

In difesa dell'Acqua

Ormai molti sanno, (speriamo tutti, nonostante l'assenza di informazione in televisione), che il 12 giugno ci sarà il referedum per poter eprimere 2 SI contro la privatizzazione dell'acqua.
Il 6 agosto 2008, mentre gli Italiani erano in ferie, il Parlamento italiano ha votato l'articolo 23bis del Decreto legge n° 112 del ministro Giulio Tremonti, che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica. Così il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione dell'acqua, con l'appoggio dell'opposizione, in particolare del Pd.
Molti pensano che se sei di destra sei coerente se sei favorevole alla privatizzazione dell'acqua, mentre se sei di sinistra sei coerente per il contrario. Niente di più sbagliato! Prima di tutti quando si parla di beni primari dell'umanità non esistono fazioni politiche, secondo poi la privatizzazione del'acqua è stato uno dei pochi accordi sereni che hanno trovato la destra e la sinistra italiane. Walter Veltroni in persona ha dichiarato nella lettera a Padre Alex Zanotelli (da sempre in campo contro la privatizzazione dell'acqua): "L'acqua è un bene comune fondamentale il cui accesso, come anche la qualità, devono essere garantiti a tutti. In molte, troppe aeree del mondo, questo significa una politica pubblica di costruzione delle infrastrutture che portino l'acqua a tutta la popolazione. In Europa, nei nostri paesi,significa garantire a tutti un servizio di qualità, che risponda a standard precisi. Questa è la vera condizione irrinunciabile ed è una condizione che può essere garantita solo da aziende di gestione che sia vere aziende industriali. Solo aziende industriali, che possono poi avere un assetto proprietario pubblico, privato o misto, sono realmente capaci di raggiungere sufficienti economie di scala o di scopo. Solo così potranno essere garantiti a tutti i servizi pubblici al massimo livello della qualità, al minimo costo di produzione, e con la più ampia trasparenza dei meccanismi di determinazione delle tariffe."
Ma vi rendete conto?!?!?! Prima di tutto il buon Walter forse non conosce, o fa finta di non saperlo, che le aziende private fanno di tutto per migliorare il loro fatturato annuo e questo non mi fa certo stare tranquilla sulla qualità del servizio e sulla sua trasparenza. Forse gli farebbe bene lavorare per qualche anno in una multinazionale per capira cosa è capace di fare per il guadagno. E poi privatizzare l'acqua significa far lievitare mostruosamente i prezzi delle bollette. Acqualatina, che gestisce l'acqua di Aprilia, nel 2005 ha deciso di aumentare le bollette del 300%! E se non paghi, ti ribelli e non sottostai alle loro regole ti staccano l'acqua esattamente come ti staccano il telefono quando non paghi! Peccato che l'acqua sia un diritto imprescindibile dell'essere umano, di cui di acqua è fatto per il 95%. Quindi, a parte tutte le menate sulla qualità del'acqua, questa sarebbe tutt'altro che disponibile per tutti, perchè i ceti bassi del nostro paese non potrebbero permettersela. Togliere l'acqua ai poveri italiani perchè non possono pagarla!!! Per non parlare delle conseguenze che questo avrebbe nei paesi sottosviluppati, che già oggi sono carenti di acqua. Non è una questione di destra o sinistra, ma di diritti umani.
Alla base della legge sulla privatizzazione dell'acqua c'è un concetto raccapricciante: l'acqua non è più definita come un diritto, ma come merce. E se ci pensiamo noi siamo bombardati affinchè ci entri nel cervello che l'acqua è proprio una merce. In televisione trasmettono innumerevoli pubblicità sull'acqua in bottiglia e noi italiani siamo abituati a non bere l'acqua del rubinetto, ma ad andare a comprarla al supermercato. Noi italiani tratttiamo l'acqua come una merce o almeno quelli di noi che (purtroppo) possono permetterselo. E' tutto questo che sta alla base che è sbagliato.
Gli ultimi anni di università, quando avevo deciso di specializzarmi nel campo della chimica ambientale, tutti i professori che ho avuto erano d'accordo sullo stesso aspetto: l'acqua del rubinetto ha una qualità molto superiore di quella dell'acqua minerale. Perchè l'acqua del rubinetto subisce un lungo processo di purificazione e disinfezione che garantisce l'ottima qualità dekl'acqua potabile. Lo stesso processo, per legge, non può essere subito dalle acque minerali, che vengono imbottigliate alla sorgente, analizzate e, se le analisi dimostrano che l'acqua rispecchia i parametri di potabilità, vengono messe in commercio. Ma dietro tutto questo si nascondono delle aziende con i loro interessi, perciò ci sono dei tipi di acque che in realà tanto bene non fanno, come l'acqua Panna e l'acqua Egeria. Quando i miei professori mi hanno raccontato cosa hanno trovato analizzando queste acque ho smesso di berle. Non ricordo quale delle due contiene delle basse concentrazioni di trielina per cui se un individuo beve per molti anni quell'acqua ha una certa probabilità di contrarre un tumure al fegato. Ho ancora appunti di questo tipo sui libri su cui studiavo Chimica dell'Ambiente e Chimica Analitica degli Inquinanti.
Molti di noi comprano l'acqua minerale perchè ha delle migliori caratteristiche organo-lettiche, che variano a seconda dei gusti individuali. Ma oggi queste stesse caratteristiche possono essere ottenute trattando ulteriormente l'acqua che esce dai nostri rubinetti con delle apparecchiature non ingombranti e a prezzi accessibili. Per esempio, l'acqua di Roma è molto dura? (ricca di calcio e magnesio) Ebbene, esistono dei decalcificanti che permettono di ridurre la durezza dell'acqua.
E' importantissimo utilizzare l'acqua del rubinetto per la nostra salute e per la difesa dell'acqua come diritto primario dell'essere umano. L'acqua non è una merce e non deve essere trattata come tale. Non facciamoci abbindolare. Semplicemente (anche se negli ultimi anni non tanto) L'ACQUA E' VITA!
http://www.youtube.com/watch?v=sy4w6y_qP-o&feature=related

mercoledì 18 maggio 2011

Commento di Emiliano al post "Nell'era in cui non è consentito stare male"

Ma siamo proprio sicuri che è il capitalismo il male del nostro tempo? E' lui che ci ha ridotti in "questo stato"? E poi qual'è "questo stato".
Stiamo così male da dover rimpiangere chissà quale eden passato dove l'uomo non era altro che la sua vera essenza. Tant'è che oggi non possiamo permetterci di stare male, mentre prima avevano tutto il tempo per stare male, al calduccio sotto le loro copertucce. Perchè no. Basti pensare ai nostri nonni. La loro si che era vita. Senza tutto questo correre, queste aziende che producono, per che cosa poi? Ci hanno rovinato la vita. Certo che era meglio quando mia nonna andava alla fonte a lavare i panni con la "bagnarola" sotto braccio e una piccola catasta di legna per la stufa in testa e mio zio di tre anni attaccato alla sua gonna. Era anche incinta di mia madre. Chiaramente la fonte era a 800/900 metri da casa loro. Lei si che se la godeva, che incinta se la spassava per campi. Che bello prima. Eppure mi sembra che neanche loro potevano permettersi di stare a letto con la febbre. Si dovevano alzare, ma per necessità primarie. Perchè altrimenti non si mangiava. In citttà non si guadagnava e in campagna colture e bestie non potevano aspettare. Certo è vero che noi oltre al lavoro abbiamo un sacco di cose da fare, da scoprire, da vedere, imparare. Abbiamo, davanti a noi, un mondo che ci attende con tutte le sue ricchezze. E abbiamo i mezzi per scoprirlo. I libri alla portata di tutti, le riviste, la televisione con "200.000" canali, i dischi. Che bello ascoltare album che ti fanno scoprire sonorità diverse provenienti da tutto il mondo che si contaminano a vicenda. E il cinema e il teatro e il tennis, il calcio, il free climbing(!?!?!?...per più avventurosi). I viaggi e le gitarelle fuori porta. Sono un sacco di cose da fare che consumano il nostro tempo. Invece prima? Quanti leggevano? Quanti potevano leggere? Quanti SAPEVANO leggere. La classe bassa della società era la stragrande maggioranza, una piccola classe media e i soliti 4 ricchi. Nelle grandi Città le cose andavano un po' meglio. Ma nelle periferie il livello scendeva e nelle campagne apriti cielo. La vita cos'era? Il lavoro e poi tornavi a casa. Sfatto, con le mani rovinate, la schiena distrutta e le gambe a pezzi, ma sul serio. E che facevano, se ne stavano lì a guardare le mogli che preparavano la cena senza neanche la forza di pensare. E le mogli? Dentro casa a fare il lavoro che noi oggi facciamo con due tre ore. Loro lo facevano in una giornata, senza contare i figli a cui badare. Quello era il loro mondo da scoprire. Certo ci scappava la chiacchierata con le vicine, il pettegolezzo. Mamma che vita! Altro che sms, telefono, skype, facebook, anobii, msn, google talk, e aperitivi, pub ecc ecc per incontrarsi e confrontarsi, per condividere ed "imparare". Molto meglio prima no? E vogliamo parlare del cibo, della quantità e della qualità? Bene la stragrande maggioranza non ne aveva accesso. E allora si ingegnavano e ci hanno lasciato le fantastiche ricette e prodotti tipici che noi oggi adoriamo. Ma quando facevano il prosciutto, quello tipico, quello che oggi è ricercato, se ne mangiava qualche fetta solo a Natale. Gli altri pochi, venivano venduti, ai "signori", a chi stava bene: notai, avvocati, commercialisti, medici, proprietari, professori e tutte le loro famiglie. Perchè in verità, c'era gente che stava bene e forse si godeva la vita. Ma erano pochi ed erano delle caste, molto più di oggi, molto più potenti. Ci sono ancora, ma loro stessi ti diranno che non è più come una volta. E io dico: meno male! Meno male che non è più come una volta! Ancora troppo poco!
La verità è che le migliori condizioni nella nostra vita, nella vita dell'essere umano, non sono in un fantastico eden del tempo che fu, ma sono nel futuro, nell'evoluzione. Noi occidentali viviamo nelle condizioni migliori di sempre, abbiamo una vita media di 80 anni e una qualità di vita senza pari nella storia. E che ci piaccia o no, il capitalismo ha avuto il suo ruolo in questo. Forse è giunto il momento di fare ancora un altro passino in avanti e pensare ad una sua evoluzione. Ad un evoluzione consapevole dei suoi limiti ed incongruenze, questo si. Ma ora, in questo momento, quello che dovrebbe fare ognuno di noi è imparare a controllare questo "benessere" e la mole di cose che abbiamo oggi la possibilità di fare e approfondire a nostro gusto e piacimento, comprese le eccellenze e tipicità del passato. Questo ancora dobbiamo imparare, ed è un fatto personale.

sabato 14 maggio 2011

Nell'era in cui non è consentito stare male

A casa con la febbre, buoni buoni nel letto proprio non ci sappiamo stare. E la colpa secondo me risiede sempre nell'iper-attivismo a cui siamo abituati. Al quale la società capitalistica di oggi ci ha abituati. Quante volte ci capita di andare a prendere un caffè nel bar di uno sperduto e tranquillo paesino e ci lamentiamo perchè il servizio è lento? Oppure diciamo: "Guarda, dietro il bancone ci sono 3 persone quando ne basterebbe una, io sarei in grado di fare tutto più velocemente". Ecco, il principio è lo stesso. Nell'era del multitasking, in cui più o meno tutti abbiamo imparato a fare molte cose sequenzialmente (non contemporaneamente! perchè il cervello non può fare più di una cosa alla volta), è inaccettabile prenderserla comoda o addirittura fermarsi. Perchè? Perchè l'obiettivo è sempre quello: produrre, produrre, produrre. Se ti fermi non produci, se rallenti produci meno. Meno produzione meno guadagno. E, si sa, i soldi comandano su tutto.
Ed è così che in televisione pubblicizzano continuamente farmaci da banco. Hai mal di testa? Non fermarti a farti una dormita, (che è più efficace e salutare, ma non puoi permettertela), prendi Moment. Meglio Moment Act (che sapete cos'è? Il dosaggio di 2 Moment e nulla più). Hai la febbre, dolori dappertutto e non riesci a stare in piedi? C'è Actigrip. Lo prendi prima di andare a dormire, ti farà passare una notte meravigliosa e il giorno dopo è passato tutto. (Io l'ho preso e che mi prenda un colpo se non funziona. E' fenomenale, chissà che roba c'è dentro!) E' arrivata la primavera e ti senti fiacco? La soluzione è Supradyn. E così via.
Ma perchè se è normale sentirsi fiacchi in primavera non si può rallentare piuttosto che imbottirsi di vitamine e sali minerali (tra l'altro presenti abbondantemente già nella frutta e nella verdura, se solo la si mangiasse)? Perchè se si ha la testa che scoppia, presumibilmente perchè sotto stress, non accogliere il segnale che il corpo ci manda per farci capire che proprio non ne può più di andare avanti così? Perchè se abbiamo la febbre non metterci a letto rassegnati aspettando che le difese immunitarie svolgano la loro funzione? La febbre è la reazione di difesa del nostro organismo alle infezioni e noi cerchiamo di abbatterla imbottendoci di farmaci. Lo stesso principio dei vaccini. E la conclusione qual'è? Che ci ammaliamo sempre più spesso. Basti guardare la mia generazione contro quella dei miei nonni. Io mi ammalo minimo due volte l'anno loro mai. Perchè più ci imbottiamo di farmaci più indeboliamo l'organismo che non impara quindi a difendersi da solo.
E al di là di questa lezioncina in cui sembro salita in cattedra per tenere la lezione del giorno c'è la verità che io faccio esattamente come gli altri. E la cosa più grave è che ho preso consapevolezza di tutto questo solo da poco tempo. Vividamente da quando ho avuto l'incidente automobilistico che mi ha costretta a casa per 2 settimane e che, con la macchina, mi ha fatto perdere anche la mia amata indipendenza, nonchè ha fatto saltare tutti i miei numerosissimi impegni lavorativi e non.
Quando venerdì scorso 38°C di temperatura mi stavano abbattendo io ero capace solo di pensare: oddio, salta tutto il fine settimana che ho pianificato, oddio lunedì devo assolutamente andare a lavorare perchè ho troppe cose urgenti da portare avanti, ecc, ecc. Ed ero veramente arrabbiata per aver perso per la seconda volta in 2 mesi (la prima è sempre il famoso incidente) il controllo della mia vita. E quindi giù di farmaci. Neanche tanti in realtà, ma il paracetamolo (meglio noto sotto il nome di Tachipirina) non si nega a nessuno nella speranza di una più rapida ripresa.
Ed anche adesso che mi rendo conto di tutto in fondo penso comunque che prima mi riprendo meglio è.
Ormai la mentalità capitalistica ci è entrata nel sangue, perciò non solo al lavoro non puoi permetterti di ammalarti, ma non lo puoi fare neanche nella tua vita privata. Chi porta i figli a scuola e a far sport e dagli amici? Chi fa 10 lavatrici al giorno, cucina e pulisce? Chi va al cinema, al teatro e in pizzeria? Con la conclusione che arriva l'estate e siamo tutti distrutti e quindi spendiamo una barca di soldi per andare in un super-mega-resort dove non dobbiamo fare nulla (perchè gli altri lavorano per noi) e noi dobbiamo solo stare sdraiati su una spiaggia a riposare. Non fare nulla 2 settimane per riprendersi dallo stress di un anno intero.
E non credo sia questa la soluzione, perchè non c'è soluzione negli eccessi. Ci vorrebbe un equilibrio. Nella vita di tutti i giorni. Che oggi sembra proprio una chimera. E allora ci accontentiamo del centro benessere ogni tanto.