giovedì 3 gennaio 2013

Il ritorno. Definitivo. Per ora.

Eccomi qui.
Anno nuovo, vita nuova.
Be’, ad essere sinceri, l’anno veramente innovativo è stato quello passato, non so se quest’anno riuscirò a stravolgermi la vita altrettanto bene.
Francamente mi auguro proprio di no.
Ma i buoni propositi da nuovo anno non si negano a nessuno.
Proprio perché quello scorso è stato un anno molto intenso ed impegnativo, per il 2013 ho adottato la filosofia della semplicità.
Insomma: poche cose, ma buone.
Del resto l’austerità economica imposta dalla crisi globale ben si adatta a questo nuovo stile di vita.
E’ una filosofia che ho maturato negli ultimi mesi senza averle tuttavia trovato una formulazione adeguata, quando ho scovato questa frase su uno stupido libriccino, (il cui pensiero che possa vendere migliaia di copie mi fa rabbrividire), ed ho pensato che riproducesse fedelmente la mia filosofia della semplicità:
“A me basta sentirmi bene, avere qualcuno che mi vuole bene e fare qualcosa che mi piace. Per tutto il resto… ‘sti cazzi!”
(tratto dalla quarta di copertina dell’orripilante libriccino “Il metodo sticazzi”).
Ecco, la mia filosofia 2013 è esattamente questa!
Prima di tutto la salute.
Ma quella non dipende tanto da me e del resto, non avendo mai goduto di ottima salute, (tranne, eccezionalmente, nella stagione autunno/inverno 2011), non è che mi possa aspettare miracoli, (soprattutto dopo essere sopravvissuta ad una bronchite durata due mesi). Ma una volta che c’è una salute discreta si possono fare tante cose. Cioè aiutarsi a stare bene anche emotivamente. E a me ci sono poche cose che mi fanno star bene davvero, perciò ho deciso di concentrarmi su quelle.
Il teatro.
Che da quattro anni a questa parte non è più una novità. Recitare a teatro è sicuramente una cosa che mi rende felice e che ho intenzione di portarmi dietro anche nel 2013. Abbonamento al teatro Argentina compreso, con tutte le sue “mattonate” che io tanto amo.
[Pubblicità: sarò in scena il 2 e 3 febbraio con “Non tutti i ladri vengono per nuocere”, di Dario Fo, regia di Sergio Franciosi con la compagnia teatrale Il Filo d’Arianna.]
I viaggi.
E qui viene in aiuto lo stipendio. Viaggiare è la cosa che più di tutte mi arricchisce e mi gratifica. Nonostante abbia letto centinaia e centinaia di libri, non ho mai imparato tanto come dai viaggi. La conferma definitiva l’ho avuta andando in India. Sono partita con un minimo di spirito di adattamento, tanta curiosità e flessibilità mentale, un paio di libri su questo Paese e sono tornata a casa con un bagaglio culturale immenso, grazie alle persone che ho incontrato, le storie che mi hanno raccontato e le cose che ho visto. Di recente mi è capitato di sentir parlare una giornalista in televisione, che si presentava come esperta di India, e ad ascoltarla ho pensato che, o non era brava a comunicare agli altri la sua “esperienza”, o non era affatto esperta come sosteneva. Apparentemente avevo appreso molte più cose io sulla storia, la religione e le tradizioni del popolo indiano che lei dall’alto della sua conoscenza.
Viaggiare, quindi, e non fare la turista. La differenza è sostanziale. Almeno per me.
Prendermi cura degli animali.
L’amore per gli animali è innato, anche se parte del merito lo devo rendere a mia madre, che mi ha trasmesso la sua grande passione per i gatti, (che io poi ho arbitrariamente esteso a tutte le creature viventi), e uno dei suoi più grandi insegnamenti: “diffidare delle persone che non amano gli animali”.
All’inizio non ci ho fatto molto con il mio amore per gli animali, se non qualche carezza e croccantino sparsi in giro per strada. Poi è arrivata Pilù. L’unico, vero, grande amore della mia vita. E alla fine mi sono ritrovata ad adottare un cane a distanza, (perché purtroppo non posso adottarlo davvero), e ad occuparmi di qualche cane nel canile e qualche gatto nel gattile. Ecco, quest’anno ho deciso di dedicare a queste splendide creature più tempo di quello che ho dedicato loro finora. Se necessario togliendo qualcosa agli esseri umani, che sono certa non me ne vorranno.
E dulcis in fundo, e qui arriviamo al sodo di questo “articolo”, c’è la scrittura.
Essere arrivata al sodo dopo quasi due pagine Word dimostra che in vent’anni che scrivo, nonostante la “fermata”, se c’è una cosa che NON ho imparato è il dono della sintesi. Anzi, in realtà sono migliorata, di solito parto dall’infanzia travagliata.
Scrivere è stata la prima attività che ho imparato nella vita dopo mangiare e bere. Figlia unica con problemi esistenziali, mi sfogavo scrivendo ogni genere di cose mi venisse in mente. Sono orgogliosa di dichiarare che la mia prima poesia è stata ispirata da un bicchiere rotto. Peccato che da quando ho iniziato a lavorare e a sommergermi di impegni, (attività che mi è sempre riuscita benissimo, soprattutto nel procurarmi stress), il tempo per scrivere si è talmente ridotto all’osso che l’ispirazione è praticamente scomparsa.
Finché non ho aperto questo blog.
E l’ho richiuso.
Adesso sono qui che mi dico che scrivere è un’attività che mi manca tantissimo, ma così tanto da farmi sentire una persona incompleta. E allora, visto che l’ispirazione per i racconti ancora non ritorna e quella che doveva essere la mia opera somma (sull’Irlanda) è stata praticamente abbandonata, ho deciso di ricominciare da qui.
Dal blog.
Da qualche parte bisognerà pur ricominciare. E visto che ho sempre tante cazzate da dire, ho pensato che ricominciare scrivendo articoli mi avrebbe aiutato quanto meno a riprendere la mano.
E poi ci siete voi, miei amati lettori.
Voi che mi siete talmente vicini da essere costretti a leggere ogni mio articolo e dire che è bellissimo, intelligentissimo e che sarei proprio un talento sprecato se non scrivessi più. Del resto, se volete un posto speciale nel mio cuore, dovrete pur guadagnarvelo. Voi, pochi ma buoni, fate parte di quel “qualcuno che mi vuole bene”, ma talmente bene, da sorbirvi tutto questo.
Quindi, grazie al suggerimento di un’amica, che, suo malgrado, fa parte degli sfigati enunciati sopra, ho deciso che, per riprendere costanza nella scrittura, scriverò almeno un articolo a settimana.
Ecco, questo è il primo.
Buona lettura a tutti!
E tanti auguri!

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