lunedì 18 aprile 2011

La storia di Giovanni che perse il lavoro

Ho ritrovato questo mio scritto tra le mie note di facebook. Risale al 27 gennaio 2009 ed i fatti in esso narrati sono realmente accaduti pochi mesi prima, quando iniziarono i tagli di personale nell'azienda per la quale lavoro. Voglio condividere con i miei amici questa storia, perchè secondo me è una grande lezione di vita, che tutti dovrebbero prendere. A me l'ha data Giovanni. Giovanni è una persona reale, un uomo di mezza età che ho avuto il piacere di conoscere quando lavorava come operaio, fino a pochi mesi fa, nella mia stessa azienda. Un uomo come tanti, ma con grande dignità. Un uomo con una moglie, due figli adolescenti ed un mutuo sulle spalle. Un uomo che ha fatto i più svariati lavori nella sua vita (anche il lavapiatti), senza mai lamentarsi o abbrutirsi. E che un giorno è venuto a lavorare in un nostro reparto produttivo. Purtroppo la nostra azienda, come quasi tutte le altre, è entrata in crisi e Giovanni, che aveva ancora un contratto a tempo determinato, non è stato rinnovato ed è stato tra i primi ad essere rispediti a casa. Quando sono andata a salutarlo mi ha detto queste cose, che ricorderò sempre come uno dei più preziosi insegnamenti che ho ricevuto finora. Giovanni mi ha detto che adesso qualcosa se la sarebbe inventata, che lui ha fatto tanti lavori e un altro l'avrebbe certamente trovato. Non è uno schizzinoso. Sarebbe stata dura, ma ce l'avrebbe fatta anche questa volta. I suoi figli si sono offerti di andare a lavorare per aiutare a mandare avanti la famiglia, ma lui ha risposto loro: "Non se ne parla, voi dovete pensare a studiare, a portare i soldi a casa ci pensano mamma e papà". E poi ha aggiunto che nella nostra azienda sentiva sempre tutti lamentarsi dello stipendio, degli straordinari dimenticati e non pagati, delle buste paga sistematicamente sbagliate, del management che non funziona e di altre "ingiustizie" varie. Giovanni mi ha raccontato di aver detto che noi non ci rendiamo minimamente conto della gran fortuna che abbiamo. Un contratto a tempo indeterminato (anche se in un'azienda in crisi) ed uno stipendio decoroso. Lui uno stipendio così alto non lo aveva mai preso nella sua vita e non gliene importava nulla di sindacare la mezzora di straordinario non pagato. Lui ringraziava soltanto l'azienda per l'opportunità che gli aveva dato, per il salario che gli permetteva di portare avanti la sua famiglia. E poi ha aggiunto qualcosa come "non te lo dimenticare". Ed io non lo dimenticherò. Nè nella crisi, nè tanto meno nell'abbondanza, quando diventa facile far uscire dalla bocca lamentele, perchè tanto lo spettro della disoccupazione non ti sfiora gli occhi, e pensi di essere la persona più colta ed esperta del mondo. Di un mondo che, peccato, non si riesce a vedere quanto sia piccolo. Grande uomo Giovanni. Non so cosa stia facendo adesso, ma certo qualcosa se la sarà inventata. Io gli auguro di cuore tutto il bene del mondo.

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